22 Luglio 2016
Al momento della nascita, con il taglio del cordone ombelicale, il neonato avverte per la prima volta il senso dell’abbandono: improvvisamente si sente costretto ad abbandonare il luogo sicuro e protetto in cui ha vissuto per nove mesi, il grembo materno.
Anche crescendo, il senso dell’abbandono rimane sempre in agguato e aspetta i nostri momenti di fragilità per manifestarsi. L’effetto più determinante scatenato dal senso dell’abbandono è il sentimento della solitudine: ci sentiamo soli davanti alle difficoltà della vita. Spesso inoltre la solitudine viene identificata dentro di noi con il “sentirsi cattivi”. Ecco allora che si attiva uno schema mentale che ci accompagna da sempre: chi è cattivo è colpevole, e chi è colpevole va punito. Ci puniamo, scontando una pena sulla nostra salute che corrisponde all’aumento di peso, con lo scopo di poterci sentire nuovamente liberi.
Tuttavia la pena che infliggiamo a noi stessi in realtà ci ostacola, sabotandoci nelle relazioni con gli altri, negli affari, nella salute, tenendoci lontani dalle giuste relazioni affettive e bloccandoci in tutti gli ambiti più importanti della nostra vita.
Dino Sintoni